TRANSCONTINENTAL 2015 – il resoconto di Andrea Collino part. 1

Transcontinental è un nome che allo stesso tempo affascina e incute timore… ora posso dire che è veramente così.
Attraversare il continente europeo da soli, senza supporto, in totale autosufficienza… in bici… come può non incutere timore?!
Eppure 200 ciclisti da ogni parte del mondo sono partiti per radunarsi a Geraardsbergen, in Belgio, per prendere il via nella Transcontinental Race n. 3… TCR per gli amici.
Tra questo manipolo di avventurieri, si perché la maggior parte sono più avventurieri che “racer”, ci siamo anche io ed il mio amico Piero, iscritti tutti e 2 nella categoria SOLO (si poteva scegliere anche la categoria a coppie) decisi a portare a termine quest’avventura che ci porterà dal Belgio a Istanbul, passando per 11 stati e 4300 km di strada sconosciute.

Questi i dati della Transcontinental Race:

4300 km
40.000 m di dislivello
11 stati
In solitaria
In autosufficienza

Ti devi aggiustare insomma, il cronometro parte e non si ferma più fino al tuo arrivo a Istanbul. Pedala quanto vuoi, dormi dove vuoi, fai la strada che ritieni migliore, gestisci alimentazione e logistica, risolvi i problemi meccanici e arriva sano e salvo sul Bosforo.
Non esiste nemmeno un percorso ufficiale, ognuno fa la strada che per mesi ha studiato sulle cartine, su google maps oppure attraverso le foto satellitari…un lavoro enorme!

Esistono solo 4 punti di controllo in cui si è obbligati a passare:

Cp. 1 Mont Ventoux
Cp. 2 Assietta
Cp. 3 Vukovar
Cp. 4 Mont Lovcen

Bisogna portare con se tutto il necessario, e questo è stato uno dei tanti aspetti su cui ragionare. Osservando gli altri partecipanti penso di essermi portato troppo materiale al seguito eppure a ripensarci non saprei cosa lasciare a casa.

E’ praticamente impossibile pianificare esattamente quali saranno le tappe e dove fermarsi eventualmente a dormire perchè le variabili sono tantissime…guasti meccanici, situazioni climatiche avverse, crisi fisiche.
Io avevo solamente una lista di tutti gli hotel sparsi lungo la mia traccia per sapere in quali paesi avrei potuto trovare un luogo in cui riposare.

Tutte queste difficoltà rendono la Transcontinental unica, affascinante e spaventosa allo stesso tempo, e credo sia proprio questo che spinge me e altri “avventurieri” a cercare di portare a termine questa difficile impresa.

La partenza è fissata per la mezzanotte di venerdì sera dalla cima del mitico MUUR, il muro di Grammond, che tante volte è stato teatro di battaglie ciclistiche nel giro delle Fiandre…

Arriva la mezzanotte e arriva anche la partenza.

L’atmosfera viene resa ancora più suggestiva dalle fiaccole che sono state date al numeroso pubblico venuto a incitarci neanche fosse il giro delle fiandre.
Ci si avvia per il giro di lancio che ci riporta in città e ai piedi del MUUR viene dato ufficialmente il via.
Durante il giro di lancio incrociamo Andrej, nostro amico sloveno, che ci dice di usare le gambe ma soprattutto di usare TESTA e CUORE. Subito non capisco… ma più avanti capirò cosa intendeva Andrej.

Fin da subito la strada e il clima mi fanno capire che sarà dura…molto dura.
Le strade francesi sono un continuo sali-scendi e continuano il lavoro cominciato in Belgio…quello di massacrarmi le ginocchia.
Nel frattempo un’incessante pioggia ed il forte vento accompagna gran parte della prima giornata.

Faccio sempre fatica il primo giorno a prendere il giusto ritmo. Non sono abituato né a viaggiare di notte, né alle lunghissime distanze… allora perché fai la TCR direte voi?? Vero, una sfida nella sfida, una prova per specialisti affrontata da me che uno specialista non sono (ormai però posso quasi dire di esserlo), ma ho forse la caratteristica più importante in questo genere di sfide…credo fortemente nelle mie capacità e la testa qui è fondamentale per poter arrivare in fondo!

Sono convinto che dal 3°/4° giorno in avanti la distanza percorsa diventi allenamento ed il mio corpo sia sempre più “allenato” per affrontare la distanza mancante a raggiungere Istanbul…ed effettivamente così è stato. Stavo molto meglio fisicamente l’ultimo giorno piuttosto che il primo.

Ma andiamo in ordine…

Alla TCR dicevo che ci si deve aggiustare da soli, anche per quanto riguarda i guasti meccanici, e questo puntualmente succede anche a me.
Giunto nella regione della Borgogna rompo il secondo raggio secondo raggio della ruota posteriore dal lato della cassetta (quindi impossibile da sostituire senza togliere il pacco pignoni), il primo mi si è rotto poco prima di Lione e mi stavo recando in un negozio per sostituirlo ma purtroppo in Francia il lunedì i negozi sono tutti chiusi e l’unico che avevo trovato aperto si trovava a circa 100 km da Lione.
Rompo il secondo raggio e la ruota si deforma a tal punto da toccare contro il telaio trasformando la mia bici in un mulo che punta i piedi e non si muove più.

Punto, fine della storia…giochi finiti!
Penso che la mia Transcontinental race sia finita!

Invece no…facendo l’autostop con la mia ruota in mano nel tentativo di raggiunger il paese più vicino dove sembra ci sia un “magazin velo” – nel frattempo la bici l’avevo lasciata da un gommista – vengo affiancato dal mio angelo custode.. Christoph!
Si offre di aiutarmi e con lui giriamo tutti i negozi della zona che risultano tutti chiusi…tranne uno!
Ringrazio ancora adesso questo gentilissimo uomo francese che con il suo fedele cane Vic si sono comportati con me, uno sconosciuto, come avrebbe fatto il mio migliore amico.
Commovente, veramente commovente la sua bontà e disponibilità.

Perdo un sacco di tempo per risolvere il problema, ormai è pomeriggio e riparto in direzione Mont Ventoux, i cui piedi raggiungo verso sera.

Il giorno seguente parto verso le 4 di mattina per scalare il terribile Mont Ventoux con l’biettivo di arrivare in serata in Italia, al secondo check point di Sestriere.
Ora capisco l’origine del nome di questa incredibile montagna. Soffia un gran vento che si intensifica ancor di più negli ultimi 6 km, quelli che rendono famoso questo monte…la vegetazione scompare di colpo per lasciare il posto ad un paesaggio lunare.
Arrivo in cima, timbro di controllo, foto di rito e via verso il Sestriere che raggiungo faticosamente verso le 22:30 portando a termine una giornata durissima. alla fine saranno quasi 300 km per poco meno di 6000 m di dislivello.

A Sestriere inizia la parte italiana della TCR, la tanto temuta Strada dell’Assietta, uno sterrato di oltre 40 km, la strada militare più alta d’Europa che arriva a 2550 m di altitudine e con un fondo stradale assolutamente non adatto alle bici da corsa che noi utilizziamo.
Io mi sono attrezzato con una bici in acciaio (più comodo), una Salsa Colossal con copertoni Schwalbe Durano Plus imperforabili e di sezione larga da 28 mm…ma per i materiali farò un post ad hoc in cui ne parlerò abbondantemente.

La Strada dell’Assietta e la discesa lungo il Colle delle Finestre, nonostante l’assoluta difficoltà le ata al fondo stradale ed all’altitudine, risulteranno per molti la parte più bella ed affascinante di tutto il percorso.

Il resto del percorso italiano lungo la pianura padana risulterà poi molto noiso e pericoloso legato all’inadeguatezza delle strade troppo strette ed alla grande mancanza di rispetto verso il ciclista dimostrato, aimè, proprio dai miei connazionali (sicuramente i peggiori incontrati in tutto il viaggio).

Nel frattempo giunto in veneto si rompe nuovamente un raggio della mia ruota posteriore così decido di sostituirla del tutto e per fortuna li vicino c’è il famoso neogozio dei fratelli Scavezzon che si dimostrano gentilissimi con me sostituendomi la ruota e facendomi rifocillare nel loro fornitissimo frigorifero.

Di lì in avanti non avrò più problemi meccanici seri, per fortuna.

Attraversare la Slovenia è stato un piacere. Questo paese si è rivelato un paradiso per i ciclisti, un vero e proprio polmone verde, con belle strade, spesso affiancate da larghe ciclabili.

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